mercoledì 9 maggio 2012

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...:Ogni anno 12 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori di ricerca di tutta Europa: martiri necessari alla scienza (ma anche alla cosmetica, alla chimica e persino all'industria bellica) o vittime innocenti che potrebbero essere risparmiate? La nuova normativa comunitaria ha riacceso il conflitto scientifico ed etico che da sempre accompagna la sperimentazione animale.
Ma quali sono le reali dimensioni del fenomeno? È vero che gli attuali progressi medici e scientifici non sarebbero stati possibili senza gli animali? E soprattutto: nel 2010 è ancora necessario sperimentare sugli animali o esistono metodi alternativi?
A queste e a molte altre domande cercheremo di rispondere in queste pagine, ascoltando le ragioni di chi considera l’impiego degli animali ai fini scientifici un male necessario (vedi pagina 4) e di chi invece combatte (vedi pagina 5) contro questa pratica promuovendo l’utilizzo di metodologie alternative (le trovi a pagina 6).
Ma per iniziare occorre prima di tutto analizzare le nuove regole che l’Unione Europea si è appena data.

Le novità della normativa europea
Dopo 4 anni di dibattiti, l’8 settembre 2010 è stata approvata la nuova direttiva europea sulla sperimentazione animale che aggiorna le regole stabilite nel 1986 dalla normativa attualmente in vigore.
Le nuove norme hanno suscitato – come era naturale dato il tema così controverso – molte polemiche. Le nuove regole sono migliori o peggiori delle precedenti?
Dipende dal punto di vista, perché se da un lato incentiva l’utilizzo di metodi alternativi e impone a chi sperimenta sugli animali di richiedere apposite autorizzazioni, dall’altro concede numerose deroghe che permettono, per esempio, di utilizzare gli animali randagi o quelli in via di estinzione, anche catturandoli in natura.
Il Parlamento Europeo prima di approvare la normativa ha chiesto il parere di 42.000 cittadini europei: il 93% delle persone consultate si è espresso a favore di una maggiore tutela degli animali utilizzati negli esperimenti.
Il Parlamento Europeo prima di approvare la normativa ha chiesto il parere di 42.000 cittadini europei: il 93% delle persone consultate si è espresso a favore di una maggiore tutela degli animali utilizzati negli esperimenti.

Le nuove norme
Nelle ultime pagine dello speciale abbiamo raccolto per punti e in modo più approfondito sia gli aspetti migliorativi sia quelli peggiorativi della nuova normativa europea.
Leggi
Luci e ombre della legge
Tra le specie più preoccupate per le decisioni prese a Bruxelles le scimmie antropomorfe, cioè le più simili all’uomo (gorilla, scimpanzé, bonobo, gibboni e orangutan): il loro utilizzo ai fini scientifici è vietato, ma la norma europea prevede diverse possibilità di deroga.
Un altro tema molto discusso riguarda la possibilità di compiere esperimenti senza anestesia.
Più in generale tutto il settore dovrà operare in un regime di maggior trasparenza: tutti i progetti di sperimentazione sugli animali saranno valutati dalle autorità competenti che dovranno verificarne l’effettiva necessità, concedendo l’autorizzazione solo se non vi sono metodi alternativi disponibili. Non solo: tutte le informazioni sui progetti dovranno essere rese pubbliche.
Inoltre, sia i laboratori che utilizzano animali che gli allevamenti specializzati saranno sottoposti a ispezioni annuali.
Le statistiche ufficiali relative ai numeri della sperimentazione comprenderanno anche i cefalopodi (come per esempio i polpi) e gli animali che vengono soppressi per utilizzarne organi o tessuti. Rimangono invece escluse api, lombrichi e tutti gli altri invertebrati.

Adotta una cavia
Dal 2002 almeno una piccola parte degli animali oggetto di sperimentazione può avere un futuro più sereno. Grazie al lavoro di alcune associazioni animaliste è stato infatti avviato un progetto di riabilitazione che coinvolge cani, gatti, conigli, topi, ratti, criceti, gerbilli e persino capre, asini, cavalli e primati. L’obiettivo è quello di trovar loro una casa una volta terminati gli esperimenti in laboratorio. Questa attività ha raggiunto una dimensione internazionale attraverso il centro I-CARE che solo in Italia ha salvato oltre 6.000 animali che altrimenti sarebbero stati soppressi finita la sperimentazione.
Le regole post sperimentazione
Con la nuova normativa per la prima volta viene classificato il livello di dolore procurato durante le procedure sperimentali: se i test prevedono un elevato dolore per gli animali, ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione sarà più difficile e occorreranno maggiori obblighi.
Un’ulteriore novità riguarda il dopo sperimentazione: che cosa succede agli animali una volta terminato l’esperimento? La nuova disposizione prevede che possano essere riutilizzati in altri test oppure che vengano soppressi con metodi regolamentati che provochino il minor dolore, sofferenza e angoscia possibile.
I più fortunati, se le condizioni lo permettono, possono essere avviati a un programma di reinserimento e successivamente dati in adozione a privati (vedi box).

E in Italia che cosa avverrà?
Le leggi attualmente in vigore nel nostro Paese sono più restrittive rispetto alla normativa europea, anche quella appena approvata.
Dal 1991 è vietato l’uso dei randagi nei laboratori e, dal 2008, non si possono più impiegare animali nella didattica. Cani, gatti e scimmie possono essere utilizzati solo previa autorizzazione del Ministero della Salute, così come gli esperimenti senza anestesia. Questi casi rientrano nella cosiddetta sperimentazione in deroga che dovrebbe costituire un’eccezione, ma che in realtà rappresenta circa il 20% del totale.
Per conoscere l’impatto della nuova direttiva in Italia sarà necessario attendere la legge nazionale di recepimento, ma si prevede che le norme esistenti rimangano.
Altri Stati dell’UE invece non dispongono di una propria legislazione in materia, limitandosi ad applicare la direttiva del 1986. È proprio in questi casi che la nuova normativa porterà dei sostanziali miglioramenti, introducendo nuovi limiti, divieti, procedure e controlli sul rispetto delle regole e sull’effettiva necessità di ricorrere agli animali.


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