La «pillola» al posto dei proiettili. Nel mirino anche un'ordinanza della Regione Toscana
«Venezia fa strage di piccioni, ora basta»
La denuncia di Lav e Avda: fucili e reti hanno fallito, per contenere le colonie usare metodi antifecondativi
Una veduta di piazza San Marco con gli immancabili piccioni (Reuters)
MILANO - Assieme all'acqua alta (quando c'è) e alle maschere del Carnevale sono uno dei simboli per antonomasia di piazza San Marco. I piccioni - a Venezia come nelle grandi piazze di altre città italiana, a partire da quella del Duomo a Milano - sono da sempre parte della coreografia. Ma da qualche tempo sono accusati di danneggiare i monumenti e di essere veicolo di trasmissione di malattie. E per questo le autorità, in Laguna e altrove, cercano di contenerne la proliferazione. Ma per i veterinari dell'Avda e la Lega antivivisezione è necessario da subito fermare una strage che, nel solo capoluogo Veneto, viene stimata in 25 mila volatili uccisi. Un'ecatombe che per medici e animalisti si rivela oltretutto inutile: i piccioni nella città dei canali continuano ad esserci e la loro espansione non sembra conoscere interruzioni.
«MEGLIO LA PILLOLA» - La colpa? Il metodo scelto per il contenimento. Reti e fucili hanno fallito, dicono Lav e Adva che sulla vicenda hanno promosso un convegno nella sala consiliare del Comune di Venezia, a Cà Farsetti. Bisogna pensare ad una strategia diversa, ovvero la somministrazione di mangimi antifecondativi e il divieto, fatto rispettare per davvero, di somministrare liberamente cibo ai volatili, una popolazione che, rilevano, risulta già abbondantemente sovralimentata. Meglio la pillola del giorno prima, insomma, degli abbattimenti del giorno dopo.
Matt Dillon e Jack Davenport in una scena di «Il talento di Mr. Ripley». Con loro, in piazza San Marco, centinaia di piccioni... (Ansa)
«ORDINANZA INUTILE E COSTOSA» - Nel mirino c'è in particolare un'ordinanza del 1998 che prevede l'utilizzo di metodi cruenti per la cattura e la soppressione dei colombi: «Una strage silenziosa - la definisce Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav del settore caccia e fauna -. Al di là del merito, è evidente che dopo 11 anni sono falliti anche i presupposti legali di necessità e urgenza dell'ordinanza, dal momento che l'elevato numero di colombi continua ad essere considerato un problema da parte di alcuni». Non solo: «Gli 850 mila euro che secondo una stima sarebbero stati spesi in tutti questi anni dal Comune per non risolvere la questione - dice ancora Vitturi - avrebbero potuto essere destinati all'utilizzo di metodi di prevenzione, risolutivi, più semplici ed economici».
IL CASO DELLA TOSCANA - Non c'è però solo la città lagunare nel mirino degli animalisti che ricordano come nei giorni scorsi la Regione Toscana abbia dato il via libera alle Province per un piano straordinario di abbattimenti di colombi e altri animali, «sebbene anche i colombi cittadini siano specie tutelata dalla normativa nazionale sulla salvaguardia della fauna selvatica, e quindi da considerarsi patrimonio indisponibile dello Stato». I controlli sulla proliferazione della fauna selvatica sono demandati per legge alle Regioni, ma la stessa legge - rileva la Lav - stabilisce che si debba optare per metodi ecologici, dietro parere dell'Ispra (l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). E che solo laddove si verifichi l'inefficacia di questi metodi le Regioni possano autorizzare piani ai abbattimento.
«DOVERE DI RICONOSCENZA» - «Richiamiamo il Comune di Venezia, la Regione Toscana e ogni altra amministrazione al rigoroso rispetto della legalità in materia di contenimento dei colombi - dice ancora Vitturi -. Vanno adottati metodi ecologici di prevenzione, anche in considerazione del rispetto e della riconoscenza dovuta a questi volatili divenuti simbolo della città lagunare e un'indubbia attrattiva turistica». Come dire: senza di loro, anche piazza San Marco non sarebbe più la stessa.
Al. S.
23 maggio 2009
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