domenica 9 gennaio 2011

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE PRIMA DI PRENDERE UN CRICETO

http://www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=1957&ID_sezione=339&sezione=News


CESARE PIERBATTISTI *
Il criceto è un piccolo guerrieroSe pensiamo ad un piccolo roditore da compagnia il primo che ci viene in mente è sicuramente il criceto. Nell’ultimo anno del liceo, ne avevo uno, si chiamava Ercolino, lo avevo ricevuto in regalo da un amico e devo confessare che il mio primo contatto con lui era stato dolorosissimo, i suoi incisivi mi avevano fatto vedere tutte le stelle del firmamento. Facemmo poi amicizia e passeggiava sulla scrivania mentre studiavo.

Era simpatico e vivacissimo anche se amava rosicchiare i miei libri per farne l’imbottitura della sua casetta, e devo ammettere che alcuni di quei libri li avrei volentieri ridotti a coriandoli anch’io. Ma qual è l’origine della più comune varietà di criceti? Nel 1930 il prof. Ahrony, zoologo ricercatore dell’Università di Gerusalemme, rinvenne vicino ad Aleppo in Siria, in una tana scavata nel terreno una femmina e dodici piccoli criceti che presentavano caratteristiche alquanto diverse dal selvatico: erano più piccoli della norma e con pelo dorato.

Decise di allevarli e, grazie alla loro prolificità, ottenne il primo ceppo di mesocriceti dorati domestici dai quali, derivano tutti i milioni di esemplari oggi presenti nel mondo come pets. Territoriali, scorbutici, qualche volta un po’ cannibali con i loro piccoli, i mesocriceti sono comunque i più diffusi fra i piccoli roditori domestici; hanno surclassato i topolini, i gerbilli, i ratti e spesso vengono regalati ai bambini con la giustificazione che «sono meno impegnativi» del cane o del gatto.

E’ vero, i criceti occupano poco spazio, non sporcano, non puzzano ma... c’è un ma: in primo luogo nessun animale è un giocattolo e poi la vita media del criceto è di tre anni, o poco più; quando i genitori regalano al proprio figlio di pochi anni un animale destinato ad una vita breve devono chiedersi se, al momento dell’inevitabile dipartita, il bimbo sarà in grado di comprendere ed accettare la realtà biologica della morte. Nella mia esperienza ho visto due tipologie di reazione: la prima contraddistinta dalla disperazione «non voglio mai più un piccolo amico», la seconda dalla indifferenza «vuol dire che ne comperiamo un altro». Credo ci sia qualcosa che non va in entrambi i casi.

* PRESIDENTE ORDINE DEI VETERINARI DI TORINO

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eb