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Terapeuti a 4 zampe:
così cani e gatti
aiutano i disabili
Da una parte l`animale, con la sua carica di spontaneità e tenerezza. Dall`altra persone in cerca della chiave giusta per aprirsi al mondo. Cavalli, cani, gatti, ma anche delfini,asini e conigli: questi i co-protagonisti dell`attività, terapia ed educazione assistita con gli animali, comunemente definita pet therapy.
“Si tratta di una co-terapia - spiega Alessandra Maltese, responsabile dei progetti di pet therapy dell`Associazione interdisciplinare co-terapie (Aicote) – ovvero di una terapia di supporto alle tradizionali terapie di recupero. Si può praticare con attività ludico-ricreative sia nelle strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate, sia nelle scuole. L`utente può rivolgersi a queste strutture, che non prevedono alcun costo a carico della famiglia. Se invece si rivolge a un privato, la tariffazione è varia dalle 25 euro all’ora in su”.
Dall`autismo alla disabilità fisica, dai disturbi psichiatrici a quelli ortopedici, la pet therapy viene impiegata per il trattamento di numerose patologie. “Ovviamente – continua Maltese – non può essere applicata nei soggetti allergici, zoofobici o zoointolleranti”. Ma come funziona? “La presenza dell`animale – dice – è per lo psicologo e lo psichiatra un supporto che permette al paziente di esprimere spontaneamente il proprio vissuto”. Andare a cavallo, ma anche accarezzare un cane o un gatto rappresentano infatti semplici gesti in grado di generare stimoli capaci di migliorare il benessere di soggetti affetti da disagi psichici e fisici. Gli animali, divenendo una fonte di contatto piacevole, aiutano a ritrovare il sorriso e possono diminuire ansia e stress. Tanto nei bambini, quanto negli anziani.
E i “terapeuti animali” possono essere di piccole o grandi dimensioni. Tra questi ultimi il cavallo è certamente “l’animale ideale per il recupero di diversi deficit – suggerisce Maltese - grazie ai suoi movimenti, alla ritmicità e alle vibrazioni, che generano nei pazienti delle risposte corrette sia dal punto di vista motorio che psichico e cognitivo”. “Non è esatto però parlare genericamente di ippoterapia – continua – poiché questa è solo la prima fase, che non prevede un eccessivo coinvolgimento del paziente, della riabilitazione equestre. Seguono poi altre due fasi che prevedono un contatto maggiore tra paziente e cavallo”.
E gli animali? Tollerano semplicemente le sedute o si divertono? “I co-terapeuti a quattro zampe vengono prima selezionati e poi formati in vista della terapia – racconta Maltese -. Devono infatti essere idonei sia dal punto di vista igienico-sanitario che comportamentale, altrimenti potrebbero causare incidenti. Gli animali vivono con gli operatori, che quotidianamente verificano le loro condizioni di salute fisica e psichica”. È fondamentale infatti che si sentanotranquilli e a proprio agio durante l`interazione con i pazienti per poter tollerare vocalizzi improvvisi o gesti maldestri, e mantenere l`attenzione sempre rivolta alle persone con cui lavorano. “Praticare la pet therapy trattando gli animali in modo scorretto – conclude infatti Alessandra Maltese – non apporterebbe alcun beneficio nel paziente". Un modo ammirevole di rinnovare l`antico legame di rispetto reciproco tra l`uomo e l`animale.http://salute24.ilsole24ore.com/bioetica/diritti_del_malato/924_Terapeuti_a_quattro_zampe_cosi_cani_e_gattiaiutano_i_disabili.php
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